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Photographer - Canio Romaniello

Quando hai iniziato la tua carriera di fotografo?

C. Romaniello –
Ho iniziato per volere della sorte, è avvenuto tutto in tre giorni. Lo ricordo come fosse ieri: era il giugno del 1986, frequentavo una scuola di comunicazione e volevo fare il fotografo.
Da ragazzo non mi è mai importato nulla del motorino o della moda – a me piaceva passare il tempo nelle biblioteche a divorare i giornali e stare in giro ad osservare la realtà con la mia macchina fotografica.
Bé, un giorno mi presento nella redazione di La Repubblica con un reportage sui cosiddetti metallari, fenomeno giovanile dell’epoca legato alla musica rock. Al photo editor piacciono le immagini e decide di acquistarne cinque a 35.000 lire l’una! Due giorni dopo, ancora esaltato dalla vendita, esco da scuola e davanti al tribunale vedo un fotografo allontanarsi con la macchina al collo. Lo inseguo e attacco bottone – lui mi dice “se vuoi fare il fotografo ti consiglio di entrare in un’agenzia, prova in Olympia”.

Come ti sei proposto? Com’è avvenuto il primo contatto con l’agenzia?

C. Romaniello –
Nessuna telefonata! Mi sono presentato alla reception ma Walfrido non c’era. Mi dicono di ripresentarmi al suo rientro dal Festival di Cannes dove sta lavorando.
Una settimana dopo mi sono ripresentato in Agenzia e l’ho incontrato. Walfrido ha guardato le mie foto e chiesto se l’inquadratura delle immagini era fatta in camera oscusa o direttamente dalla fotocamera. “Ok, puoi fare una settimana di prova” e da lì tutto è cominciato. Con lui ho fatto la gavetta, seguendolo passo passo ho imparato tutto quello che oggi so del mestiere di fotografo e io per questo gli sarò sempre riconoscente.
E’ stato amore a prima vista, mi sono ritrovato subito nella sua apertura mentale. Sono rimasto folgorato dalla sua curiosità intellettuale e dal suo entuasismo, non solo professionale ma per la vita in generale!
Nel 1989 ho guadagnato la sua fiducia, realizzando da solo il servizio al ballo delle Debuttanti di Vienna, evento all’epoca importante trattandosi della prima edizione dopo la sua sospensione dal 1968.
Walfrido, che è un maestro delle pubbliche relazioni mi diceva sempre “Ricordati che questa è l’università della fotografia!” – quelle parole ancora oggi mi tornano in mente perché davvero ho avuto modo di lavorare con delle persone che sono state per me dei veri e propri maestri da prendere come esempio.

E dopo la Gavetta?


C. Romaniello –
Fotograficamente ho seguito tutto, dalla cronaca agli eventi. La mia passione è sempre stata la politica e tutti gli eventi che ci girano intorno: non mi sono mai perso un’assemblea della Fiat finché l’avvocato era in vita. La passione per il bel mondo, quella me l’ha trasmessa Walfrido. Seguo con particolare interesse i festival, i premi letterari e gli eventi in generale legati alla cultura e all’arte.

Cos’è cambiato con l’avvento della fotografia digitale?


C. Romaniello –
All’epoca in cui io ho cominciato questo lavoro era puramente artigianale: c’era la chimica e si stampava in camera oscura. Oggi con il digitale, varie fasi di lavorazione sono state eliminate, ciò comporta maggior lavoro in post-produzione per i fotografi. Molte più persone hanno accesso alla professione, le immagini in circolazione sono aumentate e se aggiungiamo la crisi mondiale e quella dell’editoria, i tempi non possono certo definirsi facili.

Secondo te quali doti deve avere un buon fotografo?


C. Romaniello –
Avere padronanza del mezzo tecnico certo è fondamentale, ma altrettanto importante è essere curiosi e avere una grande capacità di osservazione.

È indispensabile informarsi: “se non sai, non fai!”, questo è il mio motto. Tra le righe si scoprono delle notizie interessanti.  Ricordo un articolo di Giorgio Bocca in cui lessi “..nonno Silvio”, all’epoca nessuno sapeva che Berlusconi avesse una nipote figlia di Piersilvio!

Si tratta di un lavoro dove la componente emotiva è determinante. Richiede molto sacrificio ed energie, sia mentali che fisiche. Il susseguirsi degli eventi ti porta ad affezionarti agli eventi stessi, ai quali non puoi non partecipare! Questo, a volte, porta persino a mettere in secondo piano gli affetti personali.

In questo mestiere aiuta moltissimo una certa faccia tosta. A volte questo mio modo di fare può sembrare troppo veemente ma in realtà è semplicemente entusiasmo e voglia di fare bene, e chi ho di fronte lo percepisce. Un buon fotografo è anche un pò ‘psicologo’, capisce le persone e come lavorare con loro. La precisione nella preparazione e la ricerca dell’originalità, cercando di inventarsi sempre qualcosa di diverso, sono doti altrettanto importanti.

Se questo blog fosse musica sarebbe..

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