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Posts Tagged ‘copyright’

Rupert Murdoch come promesso passa ora all’azione: a Giugno due suoi quotidiani facenti parte della News Corporation ossia The Times e The Sunday Times, diventeranno consultabili online a pagamento.

I costi? Il Times online a Londra costerà una sterlina ossia poco più di un euro. Tuttavia spendendone due si potrà micro-abbonarsi per una settimana intera. Gli abbonati alla versione cartacea, invece, avranno inclusa la consultazione in Rete.

Questa mossa non fa che confermare quanto proclamato da Murdoch durante il suo discorso prima della Federal Trade Commission’s Workshop il 1 Dicembre scorso:

“Right now we have a situation where content creators bear all the costs, while aggregators enjoy many of the benefits. In long term, this is untenable.

We are open to different pay models. But the principle is clear: to paraphrase a famous economist – there’s no such a thing as free news story, and we are going to ensure that we get a fair bur modest price for the value we provide”.

Il business model dei micropagamenti chiamato Paywall ha già diverse varianti: dalla ‘freemium’ ossia metà free-metà a pagamento del New York Times dal 2011, dalla Abc americana più o meno nello stesso periodo, ai francesi L’Express e Le Figaro fino a Le Monde che ha già attivato il servizio, così come lo spagnolo El Mundo.

Jeff Jarvis (giornalista di The Guardian, esperto di new media nonché autore del celebre libro: What Would Google Do?) in risposta alla “strategia Newscorp”, scrive..

Voi cosa ne pensate: come potrà l’informazione continuare ad essere libera, ricca di contenuti, credibile e competitiva nell’era di Internet?

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Il fatturato perso da cinema, musica ed editoria a causa della pirateria on line ha superato nel 2009 il miliardo di euro. La stima è data dal Centro Studi per la protezione dei diritti degli autori e della libertà di informazione. Il motivo per il quale la pirateria viene considerata da molti lecita -si legge in una nota del Centro studi- risiede nel fatto che “si tratta di una pratica non sottoposta a particolari controlli: non si ha notizia di sanzioni ed è pertanto sedimentato un forte senso di immunità“.
Secondo il Centro studi, che cita dati Ipsos, ”il 70% dei ‘pirati’, in assenza di un’offerta illecita, sarebbe disposto a pagare per fruire lecitamente di un prodotto audiovisivo”.
Il coordinatore del Centro Studi, Tullio Camiglieri sottolinea inoltre la necessità di tempestivi interventi contro la pirateria. “Anche in Italia – afferma – è urgente passare immediatamente all’adozione di un modello simile a quello che sta entrando in vigore in questi giorni in Francia. Tre avvisi a chi scarica illegalmente, nei quali si spiega che l’utente sta commettendo un illecito”.

”Nel frattempo -dichiara il coordinatore -si può avviare un rapido censimento dei siti Internet che favoriscono il furto di opere cinematografiche, musicali ed editoriali e provvedere alla loro chiusura. La tutela dell’industria culturale del nostro paese – conclude il presidente – è una priorità non più rinviabile e i dati più recenti sulla pirateria on line, testimoniano l’urgenza di provvedimenti amministrativi e legislativi”.

(Adnkronos)

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Selling Stock ha pubblicato ieri l’indagine sulla cultura del copyright condotta, nel Regno Unito da Polylooks, a cavallo tra settembre e novembre scorsi.

Lo scenario che ne risulta è inquietante:  non solo è preoccupante la mentalià del “salva con nome” della popolazione in generale ma, anche quella dei professionisti del settore (produttori d’immagini e agenzie grafico-pubblicitarie per capirci).

Molte persone che dovrebbero pagare per il diritto di utilizzo delle immagini non lo fanno a causa di una mancanza di comprensione delle regole dell’industria fotografica  e delle terminologie sul copyright.

Il sondaggio di Polylooks rivela che quasi la metà (44%) tra marketing manager, PR e professionisti nell’ambito editoriale pensa che l’immagine royalty-free sia un’immagine ‘free’ nel senso che può essere utilizzata senza essere pagata. Peggio ancora, il 37% degli intervistati ha ammesso di aver utilizzato illegalmente immagini scaricandole da Internet.

Solo il 21% dei creativi professionisti capisce il significato della parola  “royalty-free.” E ancora,  solo il 16,5% definisce correttamente il significato di “rights-managed”.

85% dei professionisti creativi non ha familiarità con il termine ‘microstock’.

Questi stessi professionisti – visto l’unificarsi della figura dell’art-buyer con quella del creativo (nelle piccole realtà) – hanno oggi il controllo dei bugdet di spesa sulle immagini: su base mensile, il 44% legalmente scarica da uno a cinque immagini, il 7% acquista più di 11 immagini, e il 5% spende oltre 100 £ in immagini di stock.  Nonostante ciò, oltre l’81% degli intervistati ha dichiarato di aver utilizzato immagini  senza pagarne l’ utilizzo e di non sentirsi affatto in colpa.

C’era una volta la cultura del copyright, ma questa volta la storia non finisce con ‘ E vissero tutti felici e contenti ‘.

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RiP: A remix manifesto (USA/2008) è un documentario canadese realizzato dal dj Brett Gaylor dopo 6 anni di lavoro colletivo.  Si tratta di un compedio istruttivo di alcune delle principali problematiche e opportunità che il passaggio dalla cultura del copyright a quella del copyleft ha sollevato.

Gaylor offre per noi addetti al lavori importanti spunti di riflessione delineando la cultura del public domain (contrapposta a quella del copyright) e tentendo di dimostrare come l’arte si sia sempre basata su materiali già esistenti rielaborati in forme inedite.

“Questo film parla di una guerra, una guerra sulle idee. Il terreno di questa battaglia è internet”.

Documentario liberamente scaricabile e visibile in rete.

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